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Ma quant’è bello il Portogallo

di Alberto Rigoni

Mezzo secolo di dittatura, malinconie e sogni di viaggi in terre irraggiungibili: storia del cinema d’animazione portoghese, fatto di autori, sperimentatori e navigatori di immagini, tra voli dorati e più terreni inciampi

 

A guardare l’oceano fino a sera, pensando a un passato di indomabili navigatori, ti può assalire la malinconia. E i portoghesi con la malinconia hanno imparato a convivere, anzi ne hanno fatto un caposaldo della loro cultura, per esempio in campo musicale, con i loro splendidi brani di fado. La scena animata non fa eccezione: film toccanti e intimi, che rispecchiano anche una spinta ad andare oltre, a sperimentare nuove tecniche, su strade poco battute. Film d’autore, ma anche una cospicua produzione per la televisione: due filoni che hanno avuto nella seconda metà del secolo scorso alterne fortune, con almeno due decenni d’oro (gli anni Settanta e i Novanta), fatti di riconoscimenti internazionali e parecchio lavoro.

Il nuovo secolo si è aperto con qualche timore, ma la voglia di solcare ancora l’oceano delle difficoltà ha prevalso: oggi la realtà delle case di produzione è di nuovo in crescita e sta nascendo una nuova solidarietà “pan-iberica” con la Spagna, per unire le forze e farsi largo sul mercato mondiale. Per gli autori, il punto di riferimento rimane ancora Cinanima, il festival dell’animazione di Espinho, che ha compiuto ben 27 anni lo scorso novembre. E al Portogallo guardano con interesse anche i festival di casa nostra, come il Matita Film Festival di Guardiagrele e il Festival Internazionale del Cortometraggio di Siena, che in questi ultimi anni hanno dedicato ai lusitani interessanti retrospettive. Così, a più di ottant’anni da quello che si dice essere stato il primo film animato lusitano, che già parlava di rivoluzione, e soprattutto nell’anniversario della Rivoluzione dei Garofani (il 25 aprile saranno 30 anni esatti dalla deposizione del dittatore Salazar, una delle poche rivoluzioni incruente di tutti i tempi), s’imponeva un viaggio nella storia dell’animazione portoghese; storia che come c’insegna uno dei suoi eroi, Artur Correia, può essere anche una História alegre.

 

 

Gli albori

 

Tutto è iniziato con un incubo, quello del primo ministro António Maria da Silva. Il primo film animato portoghese pare infatti essere O pesadelo de António Maria, proiettato nel febbraio del 1923 all’Eden-Teatro di Lisbona, in occasione del musical Tiro ao Alvo. L’ambizioso Da Silva, per sei volte capo del governo portoghese dal 1920 in poi, torna a casa e si addormenta, ma ha un pesadelo, un incubo: il popolo, il proletariato (che poco lo ama) si ribella e chiede libertà e la fine della carestia. L’autore del film fu Joaquim Guerreiro, direttore della rivista A sátira e vignettista per altre pubblicazioni. Di O pesadelo si aveva notizia solo nelle cronache dell’epoca, ma un fortunato ritrovamento di alcuni disegni del film negli archivi di Cinanima ha spinto gli organizzatori del festival a iniziare il processo di restauro, o meglio di vera e propria ricostruzione dell’opera. Lo stile di questo disegno “ri-animato” è semplice, un fine tratto nero su carta bianca, ma la satira verso Da Silva è altrettanto appuntita. Il film di Guerreiro, di cui oggi sono stati completati i primi due minuti, “pare” essere il primo film animato, perché su questioni come i primati temporali non si può mai essere certi. “Pare” infatti anche che nel 1920 sia stato prodotto uno spot pubblicitario animato, in cui il celebre cane affascinato dal grammofono, protagonista del disegno His Master’s Voice (La voce del padrone), acquista il movimento e lascia il salotto di casa. Del film si ha traccia solo nella testimonianza del suo autore, Luís Nunes: secondo Nunes, fu proiettato nei cinema di Lisbona, venduto all’estero e fruttò a Manuel Luís Vieira, che lo aveva filmato e distribuito, una montagna di soldi.

Un altro “primo” film animato portoghese potrebbe essere Uma história de camelos, di João Rodrigues Alves, proiettato nel novembre del 1930. Siamo invece già alle soglie dell’avvento del cinema sonoro in Portogallo, quando nel 1931 viene presentato A lenda de Miragaia, realizzato da Raul Faria da Fonseca e António Cunhal con la tecnica delle silhouette (solo sei anni dopo Le avventure del principe Achmed della tedesca Lotte Reiniger). I due realizzeranno poi con la stessa tecnica anche A balada da fonte.

Uno dei pionieri dell’animazione portoghese fu però con certezza Fred Netto, che già nel 1925 a Lisbona aveva proiettato Tip-Top, un breve film (perduto) realizzato con una nuova tecnica, da lui ideata modificando una macchina da presa Kynamo, che avrebbe dovuto semplificare il lavoro; non si ha traccia, se non nelle cronache, nemmeno dei suoi successivi progetti (tra cui Uma viagem à Lua, tratto dal romanzo di Jules Verne), ma a Netto si può far già risalire il gusto portoghese per la sperimentazione di nuove tecniche d’animazione. Lo stesso che guidò Hernani Tavares e Tavares de Fonseca durante la realizzazione di Semi-Fusas, il “primo” film d’animazione proiettato ad Oporto: le cronache narrano di una nuova tecnica di ripresa, ma di più non è dato sapere e del film s’è persa traccia. Invece rimane traccia (30 metri di pellicola restaurata vent’anni fa dal Festival di Espinho) dell’unica prova di un altro sperimentatore, il giovane fumettista Sérgio Luis: su O Papagaio, rivista illustrata per ragazzi, aveva creato un ragazzotto vivace ma rispettoso, amante della natura e degli animali, O Boneco Rebelde, al quale nel 1942 riuscì a dare movimento. Utilizzò strumenti bizzarri, come ad esempio le sue lastre a raggi X, forse per esorcizzare la tubercolosi di cui soffriva: ma Sérgio Luis morì proprio nel 1943, a soli 21 anni. Non dimentichiamo altri due primati: quello di Servais Tiago (il suo Automania, cut-out del 1941, fu il primo film animato a valicare i confini nazionali ed essere mostrato all’estero) e quello di Francisco Neves (il primo a sperimentare il cinema di pupazzi).

Siamo ormai a metà degli anni Quaranta, e incubi molto più concreti di O pesadelo tormentano l’Europa. Neutrale nella Seconda Guerra Mondiale, da una decina d’anni il Portogallo è entrato nel tunnel di “Estado Novo”, la nuova costituzione di stampo fascista di António Salazar, capo del governo dal 1932: erede del dittatore Oscar Carmona (che ha assunto il potere con un golpe militare nel 1926), Salazar dominerà fino al 1968, ma il terribile pesadelo portoghese durerà ancora fino al 1974.

 

 

Neto, Correia e l’Epoca Classica

 

Tentativi di artisti di grande talento ma senza dubbio isolati, voglia di sperimentare, possibilità di lavorare nel campo pubblicitario: su queste tre linee si dipana l’animazione portoghese fin dall’inizio.

Dagli anni Cinquanta spiccano i nomi e le opere di alcuni indipendenti, che senza smettere di sondare le varie tecniche, utilizzano anche formati più abbordabili, come il Super-8. Tra questi citiamo, ad esempio, Vasco Branco che, dei 17 film animati diretti dal 1958 al 1984, ne realizzerà in cut-out (Circo e Etc, 1960), animando fotografie (Todos os dias o crucificamos, 1970), e pupazzi di carta (O Menino Rico e o Menino Pobre, 1972). Il lavoro isolato contraddistingue anche, nei decenni successivi, Manuel Matos Barbosa (A Prenda, 1968), João Cipriano “Jana” (Um Cavalo de Pau, 1973), Augusto Mota (Variações Sobre o Mesmo Traço, 1974, dipinto su pellicola 8 mm) e l’animazione con la sabbia, tecnica che ritroveremo più avanti, del Baby-Bébé di Pedro Lopes (1978).

Ma il settore della pubblicità rimane quello di traino. All’autore del primo corto mostrato all’estero, Servais Tiago, dobbiamo anche il primo spot animato portoghese a colori. Nel 1956 infatti produsse Grandella (30”) e la serie pubblicitaria Tricocide (18 x 48”). Gli spot di Tiago, come quelli di Mário Neves (Aventuras de Um Ursinho Pardo) e Eurico Ferreria (Nally-Perfumaria, Farinhas Amparo) sono molto apprezzati dal pubblico delle sale cinematografiche: la televisione arriva in Portogallo solo nel 1957, e si diffonde a partire dal decennio successivo. Nel 1961, Jorge Galveias Rodrigues fonda la casa di produzione Telecine, che diventerà TelecineMoro nel 1964. Qui trovano spazio e lavoro i due mostri sacri dell’animazione portoghese, Artur Correia e Ricardo Neto, che danno il via alla prima epoca d’oro dell’animazione lusitana. Nel 1966, pochi mesi dopo il suo ingresso a TelecineMoro, Artur Correia realizza O melhor da rua: è un altro spot animato, l’ennesimo, ma questo rimarrà nella storia. Riceve premi nei più prestigiosi festival internazionali (vedi riquadro a pag. XXX) e segna l’inizio di un periodo fortunato, in cui le sinergie con il canale televisivo di stato, la Rádio Televisão Portuguesa (RTP), e con l’Istituto Portoghese per il Cinema (IPC) funzionano a meraviglia. Questo soprattutto dal 1973, quando Ricardo Neto, assieme al collega e amico Correia e al direttore della fotografia Armando Ferreira, decide di mettersi in proprio e fondare la Topefilme.

Prende slancio in questi anni anche la lunga carriera di Mário Vasques das Neves, che già aveva iniziato a sperimentare negli Anni Cinquanta, e che già nei Sessanta realizzava moltissimi spot per cinema e TV, lavorando anche a TelecineMoro. Nel 1982 produrrà un riuscito corto in pixilation, O Médico e a Duquesa, in cui si narra l’amore per una nobildonna da parte di un medico, prima respinto e poi accettato, pur di ottenere la cura per una malattia.

I tempi sono favorevoli per l’animazione, ma non solo. Il 25 aprile del 1974 il Portogallo si risveglia dal pesadelo della dittatura. Un colpo di stato militare appoggiato dalle forze antifasciste portoghesi depone in modo incruento il capo del governo Caetano, che nel 1968 è succeduto a Salazar, gravemente ammalato (sarebbe morto nel 1970), ripristinando, seppur tra mille difficoltà, la democrazia. Quella che verrà ricordata come la Rivoluzione dei Garofani dà un’ulteriore spinta alle iniziative degli animatori, specialmente Neto e Correia. Proprio un film di Ricardo Neto, A Lenda do Mar Tenebroso (1975, 12’), saluta il ritorno della libertà. È la storia di un principe che approda su un’isola deserta e s’innamora di una sirena: rientrato nel suo regno, proverà una saudade così forte da abbandonare tutto per tornare a vivere da lei. Una favola a disegni animati, realizzata in collaborazione con l’italiana Corona Film e inserita nella serie La favolistica europea: la prima volta che un film portoghese entra in un progetto internazionale. Il recupero delle leggende e della tradizione è il cardine anche del progetto che la Topefilme propone e inizia a realizzare con la RTP, incentrato su vecchi racconti popolari: sono 13 film, ognuno ambientato in una diversa provincia portoghese e doppiato con l’accento locale. Ne vengono realizzati solo quattro, co-finanziati dall’IPC, ma lo stop al programma non demoralizza Neto e Correia, che hanno già in cantiere una nuova serie televisiva di corti per i più piccoli, trasmessa la sera in “orario Carosello”: protagonista è il porcospino Ouriço-Cacheiro e gli abitanti del suo bosco. L’interesse del piccolo schermo aumenta, grazie anche all’attività di Vasco Granja, divulgatore e amante dell’animazione portoghese e internazionale. Le commissioni della televisione proseguono fino all’inizio degli anni Ottanta, dopodiché per la Topefilme diventa sempre più arduo sopravvivere. Alla fine del decennio Neto e Correia portano a compimento la serie O romance da raposa, l’ultimo sostanzioso lavoro per il piccolo schermo. La Topefilme chiuderà nel 1994.

 

 

La nascita di Espinho e i difficili anni Ottanta

 

Al culmine dell’esposizione televisiva dei prodotti animati portoghesi, nel 1977, si svolge a Espinho la prima edizione di Cinanima (vedi riquadro a pag. XXX), festival destinato ad avere tanti meriti, tra cui quello di portare, nella cittadina costiera a due passi da Oporto, un gran numero di esempi e autori internazionali, garantendo al contempo, grazie ai suoi workshop, una formazione tecnica di base per nuove generazioni. Alla prima edizione presenziano molti futuri animatori, ma serviranno un po’ di anni prima che se ne possano cogliere i frutti. Bisogna infatti attendere la decima edizione, nel 1986, per vedere un corto portoghese premiato: è Evasão-Invasão di Fernando Galrito. Con la Rivoluzione dei Garofani si era cominciato a guardare con più attenzione a ciò che accadeva all’estero, e Galrito, dopo aver preso parte ai workshop di Cinanima, si era infatti specializzato per due anni in Francia. Lo stesso passaggio avviene per Abi Feijó (vedi riquadro a pag. XXX), che sta provando per conto suo varie tecniche fin dal 1977, da quando cioè è rimasto folgorato sulla via di Espinho. Solo nel 1985, negli studi di Montreal del National Film Board, nasce però il suo primo corto, Oh que calma.

Cinanima stimola i giovani che già studiano belle arti e grafica a Lisbona o ad Oporto, e i viaggi all’estero in realtà più evolute forniscono consistenza alle loro aspirazioni. A metà anni Ottanta va a studiare a Londra anche Francisco Lança, che frequenta uno stage al Royal College of Arts grazie all’aiuto della Fondazione Calouste Gulbenkian. La Fondazione prende il nome da un ricco petroliere armeno: «Negli anni della dittatura», racconta Feijó, «la Fondazione Gulbenkian dava più soldi alla cultura portoghese di quanto facesse lo stesso governo». Si tratta di un centro d’arte moderna in seno al quale era sorto il CITEN (Centro de Imagem e Técnicas Narrativas): grazie alla Fondazione negli anni Ottanta molti animatori hanno ottenuto aiuto per proseguire la propria attività, e molti lo ottengono ancor oggi.

 

 

Filmógrafo: il Rinascimento

 

Nella seconda metà degli Anni Ottanta, il contatto ormai decennale con l’animazione internazionale e la voglia di tentare strade nuove rispetto agli esiti dell’Epoca Classica di Neto e Correia, fatta di un’animazione quasi interamente destinata al pubblico televisivo, sono il preludio ad un’altra epoca d’oro. Nel 1987, attorno ad Abi Feijó si coagula una mezza dozzina di animatori che ad Oporto dedicano tutto il loro tempo libero alla lavorazione di A noite saiu á rua, un corto inizialmente commissionato da un partito politico ma poi portato a termine senza percepire un solo escudo.

Da quel momento prende forma Filmógrafo, lo studio dove molti animatori, che provengano dalla grafica come dalla Scuola di Belle Arti di Oporto, tentano la strada del corto d’autore. I primi lavori dopo A noite saiu á rua sono brevi film su commissione: la sigla del festival Fantasporto, uno spot sui diritti umani, il commercial di un liquore. Nel 1991, una prima risposta incoraggiante arriva dalla televisione: rinnova il proprio interesse per l’animazione portoghese e propone format come quello di Rua Sésamo (il programma inglese di pupazzi Sesame Street, che da noi si chiamava Sesamo apriti), già sperimentati all’estero e che offrono visibilità e lavoro alla new wave.

Nei loro lavori più autoriali, gli animatori di Filmógrafo guardano ancora alla tradizione, alle leggende e alla storia del Portogallo, guardando in faccia il trentennio di dittatura. Tutto lo studio si impegna nella realizzazione di un progetto di Feijó, il cui storyboard era già stato premiato ad Annecy qualche anno prima, nella sezione progetti: Os Salteadores (I fuorilegge), trasposizione di un suggestivo racconto di Jorge de Sena, verrà ultimato nel 1993. Questo flashback in bianco e nero su una pagina mai aperta della storia portoghese (la caccia agli antifranchisti spagnoli che arrivavano da oltreconfine all’indomani della sconfitta nella Guerra Civile) raccoglie consensi in patria ma soprattutto all’estero, ricevendo una menzione d’onore ad Annecy e una speciale al Cartoon d’Or 1994. È l’inizio del Rinascimento, una nuova generazione di autori, sorti da Cinanima e sempre legati alla cultura lusitana, ma con possibilità di confronto con l’estero, ancora dipendenti dal denaro della tivù, ma di nuovo vogliosi di sperimentare. Anche l’IPC (nel frattempo trasformato in ICAM, Istituto Portoghese per il Cinema, l’Audiovisivo e il Multimediale) torna a investire negli animatori di casa, e fino alla fine del decennio Filmógrafo produrrà fruttuosi lavori per il nuovo format TV Jardim da Celeste, ma anche alcuni tra i più bei corti portoghesi d’autore, riconosciuti anche nei festival internazionali (come ad esempio A Religiosa di Clídio Nóbio, Estória do Gato e da Lua di Pedro Serrazina, Abecedário di André Marques). Un nuovo slancio verso strade meno battute arriva da una nutrita pattuglia di animatrici che, sempre all’interno di Filmógrafo, rimangono affascinate da tecniche poco conosciute o mai usate in Portogallo. Oltre al tour de force tecnico di Regina Pessoa in A Noite (vedi riquadro a pag. XXX), Graça Gomes lavora con marionette in multiplane nel suo Neste Natal eu queria…, Marina Estela Graça apre all’animazione al computer con il metafisico Interstícios e Sandra Santos per Coisas & Loiças predilige i pupazzi.

Si stringono i rapporti con le potenze dell’animazione europea, soprattutto la Francia: durante uno stage di nove mesi con lo studio bretone di Lanzennec, emerge il talento di José Miguel Ribeiro, autore assieme a Pierre Buchon del corto in plastilina Ovo (l’esilarante duello tra un uovo al tegamino e una spatola, nell’arena di una padella), preludio allo splendido A Suspeita (vedi oltre). Anche in Gran Bretagna cresce l’interesse per l’animazione portoghese: il regista e produttore John Halas (Animal Farm), che sta progettando una collezione di corti provenienti da vari paesi europei, incarica Feijó di rappresentare la vera anima del Portogallo. Nasce così Fado Lusitano, cut-out dolceamaro in cui il grande protagonista è proprio il fado, la melodiosa ma struggente musica tradizionale.

In questo periodo gli artisti portoghesi riprendono quindi a viaggiare, a racimolare esperienze e a farsi conoscere all’estero, un po’ come avvenne negli Anni Settanta per due emigranti di lusso come José Abel e José Manuel Xavier, che lavorarono a grosse produzioni europee e americane.

 

 

Gli altri studios

 

Durante gli anni Novanta fioriscono alcuni studi e piccole case di produzione che danno appoggio tecnico agli autori, cercando uno sbocco anche verso il mercato televisivo. Nel 1990 a Lisbona nasce Animais, fondata da Nuno Amorim e da Zepe (al secolo José Pedro Cavalheiro). Il lavoro più remunerativo arriva dalle grafiche animate per programmi televisivi, dagli spot, e dopo l’inserimento del musicista Paulo Curado, persino dalla postproduzione audio. Ma Animais dà anche la possibilità ad animatori come Isabel Aboim (Taxi!, Cabeça Perdida), Cristina Teixeira (Fragmentos de Sal) e gli stessi Amorim (A Caixa Negra) e Zepe (Cof Cof) di esprimersi su opere più personali. Oggi Animais mantiene rapporti di coproduzione con la RTP e riceve aiuto dall’ICAM, specie per i progetti in produzione (tra cui spicca Jantar em Lisboa di André Carrilho).

Animanostra, casa di produzione che nasce nel 1991 con lo scopo dichiarato di contribuire all’animazione portoghese con ogni mezzo possibile, e diretta, tra gli altri, da Humberto Santana (attuale presidente dell’APPA, l’Associazione dei Produttori Portoghesi di Animazione), oggi produce in gran parte per la televisione (specie per i due classici programmi Rua Sésamo e Jardim da Celeste). Molto amati dai bambini sono alcuni dei personaggi usciti da questo studio (su tutti Os Patinhos), che ha però in produzione anche piccole serie dedicate a un pubblico più smaliziato.

Negli anni Novanta ha operato anche Megatoon, piccola compagnia di produzione di spot pubblicitari attenta alle ultime tecnologie. Fondata nel 1996 da Mário Jorge Neves (figlio di Mário Vasques das Neves, uno dei protagonisti dell’epoca classica) e Paulo Cambraia, nel 1999 ha prodotto il divertente Shshsh.

Nata nel 1997, la Zeppelin Filmes si propone oggi come una delle maggiori realtà produttive lusitane, aperta anche al cinema live. La Zeppelin è stata fondata dall’animatore, regista e produttore Luís Matta de Almeida in occasione della produzione di A Suspeita di José Miguel Ribeiro, Cartoon d’Or 2000, uno dei più riusciti film portoghesi e il più premiato di tutti i tempi a livello internazionale: il divertente thriller a pupazzi e plastilina ambientato nello scompartimento di un treno ha consacrato un autore che buone doti aveva mostrato già due anni prima con lo spassoso Ovo. Ribeiro ha appena terminato la serie TV per bambini As Coisas Lá de Casa e sta lavorando a due nuovi corti, come peraltro lo stesso Almeida.

Una delle case di produzioni più giovani è invece Lampada Acesa, fondata nel 1998 da Nuno Beato, giovane animatore che nel passato ha partecipato a produzioni sia di corti d’autore sia di serie TV, ma ha anche realizzato spot commerciali e il corto Manos. A gennaio ha presentato il suo Híssis, realizzato a disegni animati su sfondi dal vivo.

Partirà invece a maggio la produzione dei primi due episodi (su dieci previsti) di Os Solhas, otto bambini e un cane che nella piccola cittadina di Tavira ne combinano di tutti i colori. È una produzione della Filmes Da Rua di José Manuel de Sousa Lopes. Questi diabolici ragazzetti sono già stati protagonisti del videoclip Education, brano di un altro tipetto niente male, il cantante punk newyorkese Sonny Vincent. Ma Filmes da Rua ha anche prodotto opere più intimiste e autoriale, come A Tragédia da Menina Duce (Suspiro) della pittrice Susana Marques.

 

 

Dal pesadelo al sonho

 

Nel biennio 1997-1998 l’esposizione di prodotti animati portoghesi sulle TV nazionali raggiunge il suo massimo. Nel 2000 Feijó realizza quello che è forse il suo corto migliore e più difficile, Clandestino (un racconto di emigrazione animato con la sabbia), e diventa persino presidente dell’Asifa Internazionale, carica che manterrà fino al 2002. Ma è nel 2001 che il Rinascimento dell’animazione portoghese tocca il suo apice. Oporto è per dodici mesi capitale europea della cultura (la stessa carica che quest’anno detiene Genova), e il fermento cresce. Il festival di Espinho compie 25 anni, e si moltiplicano le iniziative: nasce, sotto forma di associazione culturale, la Casa da Animação, di cui Feijó è ovviamente presidente, e che per tutto l’anno allestisce retrospettive, master e simposi su studi e maestri esteri (la Aardman, Ladislas Starewitch, Normand Roger), ma anche sugli esiti nazionali, come una mostra su A Suspeita, una su Animanostra, una su Filmógrafo.

Sarà il canto del cigno, perché dall’inizio del 2002, all’indomani delle elezioni politiche che hanno visto vincere lo schieramento di destra, i fondi per le attività culturali vengono drasticamente ridimensionati. Parte della linfa vitale per sostenere un’animazione sorprendente ma fragile come quella portoghese sta dunque cominciando a mancare. Come era accaduto nel 1994 per la Topefilme, nel maggio 2002, dopo 15 anni di attività, Filmógrafo, lo studio emblema del rinascimento portoghese, chiude drammaticamente i battenti. Il mondo dell’animazione portoghese, dopo dieci anni di splendori, si accorge all’improvviso di dover stringere i denti per sopravvivere.

In piena crisi, però, lo stesso Feijó lancia un segnale positivo: pochi mesi dopo la chiusura di Filmógrafo, il 28 ottobre (giornata mondiale dell’animazione) apre a Oporto la sede fisica della Casa da Animação, 1500 metri quadri dotati di teatro, spazi espositivi, studio di produzione, strutture per l’insegnamento, cine-biblioteca, archivio: in pratica un’oasi in quello che rischiava di diventare rapidamente un deserto. La situazione oggi rimane sempre delicata, ma la nascita della collaborazione con la Spagna è una boccata di ossigeno. Per il 2005 è addirittura atteso il primo lungometraggio in computergrafica, O sonho de uma noite de São João, coprodotto con la spagnola Dygra (vedi riquadro a pag. XXX). È anche in pre-produzione il primo lungometraggio di Luís da Matta Almeida, As Aventuras de João sem Medo, prodotto dalla Zeppelin.

Anche sul piano dell’industria, l’appoggio internazionale sarà fondamentale per garantire all’animazione portoghese il compimento dei comunque moltissimi progetti rimasti in cantiere. Così come sarà necessario un ritorno di fiamma dell’ICAM e della televisione. Per un’animazione che negli ultimi anni si è fatta apprezzare sia in Italia che nel mondo, è necessaria l’immissione di nuove risorse economiche portoghesi e iberiche. Solo così nella terra del fado si potrà tornare a sognare.

 

Si ringraziano per la collaborazione Artur Correia, Abi Feijó, Regina Pessoa, António Gaio e Humberto Santana

 

 

BOX 1 [anche a tutta pagina, vedi Australia nel n. 7]

Nato per disegnare

Intervista ad Artur Correia

 

È uno dei padri dell’animazione portoghese moderna. Ma sarebbe meglio dire il patriarca. Perché Artur Correia, lisboeta, 72 anni il prossimo 20 aprile, non ha di sicuro realizzato il primo film animato portoghese, però ha attraversato quasi quarant’anni di animazione toccando tutte le esperienze possibili, eccetto la realizzazione di un lungometraggio. E in molte di queste ha aperto la strada per gli artisti più giovani. Con O melhor da rua (Il migliore della via, 1966), uno spot pubblicitario premiato a Venezia, a Hollywood e ad Annecy, ha portato il nome del suo Paese sulle bocche del mondo dell’animazione. «Ho iniziato a disegnare a 7 anni», dice, «copiavo illustrazioni e creavo anche piccole storie. Provavo un piacere immenso a disegnare». Artur Correia nasce disegnatore, passione che ottiene dalla lettura della rivista illustrata O Mosquito, che coltiva anche quando si trova a dover frequentare una scuola tecnica industriale, e che trasforma in professione quando il suo primo lavoro viene pubblicato su O Papagaio: è il 1947, Correia ha solo 15 anni. Nel corso del tempo, collaborerà con periodici molto diffusi, come Cavaleiro Andante, Diário de Notícias, Mundo Desportivo. Più che un salto, quello dal disegno all’animazione si può definire un accrescimento dei suoi mezzi espressivi. Nell’animazione ha infatti portato il suo tratto semplice e piacevole, la sua ironia, la capacità di adattarsi al lavoro su commissione (nel 1972 è a Barcellona a lavorare con Robert Balser a un episodio della serie TV dei Jackson Five), ma anche di rischiare in proprio (fonderà la Topefilme nel 1973). Se Abi Feijó è l’Uomo del Rinascimento, si può tranquillamente definire Correia l’Uomo dell’Epoca Classica, un’epoca che però continua ancora oggi (si veda il sito http://artoon.planetaclix.pt, curato dal figlio Artur Jr.), con la sua attività di disegnatore, coordinatore, animatore. Correia ha fatto sì che quella piccola rua di artisti, misconosciuti all’estero e confinati alle produzioni televisive, diventasse un vera cidade, una città. Uno come lui, ne ha di cose da raccontare.

 

Quando ha iniziato a cimentarsi con l’animazione?

Nell’ottobre del 1964 mi fu chiesto di tentare un test per essere ammesso nello studio TelecineMoro. Poi, nel febbraio dell’anno successivo, entrai a farne parte.

 

Lei ha lavorato in uno studio come TelecineMoro lavorando su spot pubblicitari e prodotti televisivi, ma creando anche prodotti d’autore e film più personali. Quanto il lavoro negli studios ha influenzato il suo essere autore e artista?

Provavo piacere nel produrre i miei lavori, occupando tutto il tempo libero che riuscivo a ritagliarmi e che la produzione concedeva. È stata un’esperienza utilissima. Quando ho collaborato con Balser (che tra le altre cose, fu direttore delle animazioni di Yellow Submarine, ndr) alla realizzazione di un episodio della serie Jackson Five, ho imparato come organizzare la produzione di un cortometraggio, conoscenza che ho poi adoperato nel mio studio Topefilme.

 

Quali sono stati i primi lavori alla Topefilme?

È stata una circostanza vantaggiosa dovuta al movimento del 25 aprile 1974, la data della Rivoluzione portoghese. Molti grandi studi avevano sofferto la perdita di committenze: i clienti cercavano registi e produttori che già conoscessero il loro lavoro. Il primo anno abbiamo prodotto solo pubblicità, dal secondo anno invece anche corti per la televisione. E soltanto corti nella terza fase, dopo l’ingresso del Portogallo nell’Unione Europea (nel 1986, ndr). Abbiamo lavorato su favole tradizionali, alcune delle quali sono state anche pubblicate in albi a fumetti. I progetti erano miei, approvati dalla RTP, la Rádio Televisão Portuguesa.

 

Lavorando per la televisione di quanta libertà creativa disponeva? E negli anni della dittatura salazariana, in che misura il suo lavoro era influenzato dalla politica?

Ho sempre avuto completa libertà creativa. E la dittatura non ha alterato la mia attività, né ha avuto alcun peso su di essa.

 

Nel 1994 la Topefilme ha chiuso i battenti. Quali sono i ricordi più belli di oltre vent’anni di questa esperienza?

Il completamento del progetto al quale sono più affezionato, O Romance da Raposa. E il mio rapporto con Ricardo Neto, il collega migliore che potessi avere. Nel lavoro ci completavamo a vicenda, perché funzionavamo come un’ottima squadra.

 

Da quali artisti ha tratto ispirazione? Ci sono animatori portoghesi nella sua ispirazione o ha attinto da autori stranieri?

Ho studiato l’animazione di Walt Disney e quella di Stephen Bosustow (fondatore e produttore esecutivo della UPA, la casa produttrice che rivoluzionò l’animazione statunitense e mondiale alla fine degli anni Quaranta, ndr). Anche il vostro Bruno Bozzetto ha ispirato il mio immaginario. E sono anche un autodidatta. La mia animazione è molto personale e influenzata dai miei stessi disegni e fumetti.

 

Quali differenze ci sono tra il veicolare un messaggio in media differenti, come ad esempio il disegno, il fumetto e l’animazione? I fumetti sono più adatti alla satira che non l’animazione?

Ogni tipo di satira ha un suo corrispondente tipo di disegno e di animazione. Le immagini dei fumetti necessitano di una differente lettura rispetto ai film animati. L’animazione ha bisogno del movimento per esprimere l’idea, cosa che al disegno non è necessaria.

 

È vero, come scrive António Gaio, che dopo O pesadelo de António Maria non c’è più stata vera satira politica nell’animazione portoghese?

Quel film era una satira alla politica di quel momento, ancorché nascosta. In quei tempi non poteva esserci satira politica scoperta. Adesso sì, ma critiche e satire si accentrano sul vecchio regime.

 

Quali tecniche ha sperimentato fino ad ora? Usa il computer?

Uso le tecniche tradizionali. Non uso i computer, ma computer e software vengono usati dopo che io consegno la mia animazione (tradizionale) per il passaggio produttivo successivo.

 

Lei ha realizzato cortometraggi, spot pubblicitari e serie televisive. Ha mai desiderato lavorare a un lungometraggio?

Sì, ma non ho mai avuto tempo sufficiente, anche se si sono presentate le opportunità. Ho preferito creare nuove squadre di animazione, come nel caso di Neurones, uno studio arrivato dal Belgio e che ha sedi in altri Paesi (come ad esempio il Lussemburgo). Lì insegno e supporto gli animatori.

 

Qual è la sua opinione sull’animazione portoghese di oggi? Quali sono le sue peculiarità?

Dell’animazione portoghese di oggi penso tutto il bene possibile. In questi ultimi trent’anni c’è stata un’evoluzione costante. Gli animatori hanno imparato moltissimo e, come fu per la mia generazione, continuano a combattere contro le stesse difficoltà: i finanziamenti e la mancanza del supporto statale. Ma anche senza questo supporto, continua a essere prodotta ottima animazione.

 

A che cosa sta lavorando in questo momento?

Lavoro sia nei fumetti che nell’animazione. Ho appena ultimato un vecchio sogno, la História alegre de Portugal (Storia allegra del Portogallo, ndr) di cui è stata pubblicata nel 2002 la prima parte e nel 2003 la seconda (presentata lo scorso novembre a Espinho, ndr). Adesso sto disegnando I Supereroi della storia del Portogallo e seguo come produttore le Histórias a passo de cágado (Storie a passo di tartaruga, ndr), una serie di corti per il Cine Clube di Avanca.

 

 

Filmografia

 

Da solo

- O melhor da rua (1966, 1’)

- Eu quero a lua (1971, 4’35)

- O caldo de pedra (1975, 7’)

- Poupe combustivel (1976, 1’)

- A casa feita de sonho (1978, 8’)

- A difteria (1978, 8’)

- A condução (1979, 1’)

- A mecânica (1979, 1’)

- Para mal não fazer, há muito que aprender (1979, 8’)

- Aquela máquina (1984, 20’)

- Bolinha e os sete meninos maus (1987, 6’25)

 

Con Ricardo Neto

- Patilhas e Ventoinha da mosca da TV (1973, 1’30)

- As duas comadres (1976, 8’)

- O grão de milho (1977, 6’40)

- É um segredo (1979, 8’)

- As aventuras do rabanete saltitão (1980, 2’50)

- O tapete vivo (1980, 7’45, codiretto con Carlos Cruz)

- Peão verde ou encarnado (1980, 2’50)

- Cantiga da lagarta (1981, 3’)

- O mistério da serpente no jardim (1981, 8’)

- Minha querida casa (1983, 8’, codiretto con Artur José)

- A alegria inventada (1984, 8’)

- Cantiga de passeio (1985, 2’55)

- Um piquenique (1986, 6’55)

- Um presente (1988, 7’45)

- É Natal! É Natal! (1989, 7’40)

- O romance da raposa (1989-1991, serie 13x13’)

 

 

BOX 2

Espinho: la chiave di volta dell’animazione portoghese

 

Se lo stato di salute del settore animazione di un Paese si giudicasse dall’importanza che il suo festival di punta ricopre nel panorama internazionale, il Portogallo occuperebbe la zona alta della classifica. Cinanima, il festival che si tiene ogni autunno a Espinho, è uno dei più apprezzati a livello mondiale. Piace a tutti: all’entourage dell’Asifa Internazionale (proprio a Espinho, lo scorso novembre, l’Asifa ha eletto il nuovo board e il nuovo presidente, l’iraniano Noureddin Zarinkelk), agli animatori, al pubblico che ogni anno gremisce le sale e partecipa ai workshop. «Fu proprio in un workshop organizzato da Cinanima nel 1992 che ebbi il mio primo contatto con l’animazione», ricorda Regina Pessoa, autrice di A Noite. «Da allora, ogni anno ho seguito il festival, prima da spettatrice, poi da regista in concorso, e quest’anno in giuria di selezione».

Espinho è un piccolo ma rinomato centro turistico sull’Oceano Atlantico, a una quindicina di chilometri da Oporto. La sua vicinanza al grande centro del nord portoghese è strategica: a Oporto ha infatti sede la Casa da Animação e vi ebbe attività il fondamentale studio Filmógrafo. Ma non solo: nella seconda città del Portogallo ha sede anche l’Università Cattolica (dove si tiene un corso semestrale d’animazione) e la Escola Superior de Belas Artes. Espinho ha rappresentato lo “sbocco al mare” festivaliero ideale per una metropoli che dall’Atlantico dista solo 5 chilometri. La scelta di Espinho è stato il colpo di genio di un pugno di appassionati, esperti e addetti ai lavori, capitanati da António Gaio, i quali nel 1976, due anni dopo la Rivoluzione dei Garofani, fondano Nascente, una cooperativa con lo scopo di promuovere la cultura e l’unione di chi aveva idee in testa per rivitalizzare la vita artistica locale. Nascono prima un gruppo teatrale per dilettanti, poi un coro di musica tradizionale, un dipartimento fotografico, e un centro bibliotecario e di studio. E nel 1977, nasce Cinanima. I primi anni post-rivoluzione non sono facili nemmeno per il festival, ma i workshop (ai quali prendono parte insegnanti lusitani come João Machado, ma anche stranieri, come il belga Gaston Roch) gettano i semi per la Cinanima Generation dei dorati anni Novanta. «Qui, in Portogallo», spiega ancora Regina Pessoa, «non c’è una scuola d’animazione: Cinanima è un appuntamento vitale per noi animatori portoghesi». Lo stesso Abi Feijó, all’epoca studente alla Scuola di Belle Arti di Oporto, s’innamora dell’animazione proprio partecipando alla prima edizione di Espinho, prima della seconda ha già sperimentato qualche tecnica, e alla quarta organizzava già i workshop. Ma non solo la Cinanima Generation ha beneficiato di Espinho: anche il decano Artur Correia ne riconosce il valore di ribalta internazionale per l’animazione lusitana e come finestra affacciata sulla realtà mondiale: «Cinanima ha rappresentato il contatto diretto con le varie forme dell’animazione, ha suscitato l’interesse di molti dei nuovi registi dell’animazione portoghesi e ha dato loro formazione. Per noi è stato importante il contatto con tecniche nuove».

Rimanendo fedele allo spirito multidisciplinare di Nascente, Cinanima è un appuntamento anche per altre forme d’espressione: l’edizione “zero” del festival, nel 1976, fu una mostra di fumetti con annessa proiezione di alcuni film animati. Lo stesso Correia vi ha presentato a novembre la seconda parte della sua ultima fatica grafica, la História alegre de Portugal (Storia allegra del Portogallo), scritta da António Gomes de Almeida e illustrata dal maestro lisboeta. Il segreto del festival è forse la sua misura, né troppo grande e denso per far perdere qualche proiezione ai partecipanti, né troppo piccolo per rinunciare a incontri con ospiti internazionali, tavole rotonde sullo stato dell’arte in Portogallo, programmi a tema. E quando un film merita di essere premiato, Cinanima non si tira indietro: così, lo scorso novembre ha trionfato anche in terra portoghese Harvie Krumpet, il film dell’australiano Adam Benjamin Elliot che sta riscuotendo consensi in ogni angolo del globo. Elliot si è portato a casa il “Grande Prémio” della giuria, il premio Categoria C (film dai 21 ai 52 minuti di durata), il premio Onda Curta e il premio del pubblico. Ma sono stati premiati anche i francesi Christel Pougeoise e Romain Segaud della Supinfocom, per il loro Tim Tom.

Dopo aver scollinato i difficili anni Ottanta e aver assistito all’esplosione dei Novanta, oggi Espinho con le sue ventisette primavere è uno dei festival più antichi del panorama internazionale. Questa certezza si aggiunge a quella di non essere più l’unico appuntamento dedicato all’animazione in Portogallo: a Vila do Conde da qualche anno esiste infatti un festival del cortometraggio con una sezione riservata all’animazione. L’organizzazione è a cura della Agência da Curta Metragem, nata nel 1999 per promuovere tutti i tipi di audiovisivo con durata inferiore ai 60 minuti. Con questa spalla e con una forza quasi trentennale, da Espinho la vista su questi anni Duemila, che si aprono tra i mille timori degli animatori lusitani, fa un po’ meno impressione.

 

               

BOX 3

L’ago della bilancia

Intervista ad Abi Feijó

 

Giannalberto Bendazzi lo ha definito «l’uomo del rinascimento dell’animazione», indicandolo come punto di riferimento non solo per il suo natio Portogallo, ma anche nell’ambito allargato del panorama internazionale. Alvaro Graça de Castro “Abi” Feijó è stato infatti presidente dell’Asifa dal 2000 al 2002. Ma questo è solo un capitolo della sua carriera: per l’animazione del suo Paese Abi è stato ed è molto più che un animatore tout court. Di certo, senza di lui, Filmógrafo non avrebbe mai visto la luce, e qualche nome che oggi continua a creare per altri studi non avrebbe mai avuto una prima opportunità.

Nato nel 1956, la sua esperienza artistica ha sempre ruotato attorno a Oporto, qualche decina di chilometri a sud della natia Braga. A Oporto frequenta la Scuola di Belle Arti, e se è a Espinho che conosce l’animazione (durante il primo Cinanima, nel 1977), è sempre a Oporto che fonda Filmógrafo, a Oporto, capitale europea della cultura del 2001, che organizza la mostra Filmógrafo - 14 anos de animação, e a Oporto che diventa presidente della Casa da Animação. Ma dentro la sua animazione ritroviamo tutto il Portogallo: la storia, la tradizione, la cultura, i dolori e gli slanci. E ritroviamo anche tanto amore per quest’arte, il gusto di sperimentare tecniche nuove, di sfidare se stessi e poi vincere la sfida, come capita con Os Salteadores: lo presenta ad Annecy nel 1989 nel concorso progetti, attende paziente il momento di poterlo realizzare, raccoglie qualche anno dopo un pugno di animatori, e nel 1993 dà alla luce quello che per l’animazione portoghese sarà l’analogo di O melhor da rua di Artur Correia nel 1966, ovvero un capolavoro che apre un nuovo decennio d’oro. Storie del genere gli capitano fin dal suo primo cortometraggio, Oh que calma. E così è anche per Clandestino, grande tecnica in animazione con la sabbia per un bellissimo racconto sulla ricerca della libertà. Quella libertà che come artista Abi ha sempre cantato, come autore sempre preteso, come insegnante sempre indicato.

 

Come ti sei avvicinato all’animazione?

Studiavo grafica e design alla Scuola Superiore di Belle Arti di Oporto. Nel 1977 andai alla prima edizione del festival di Espinho: ne rimasi affascinato. Tra la prima e la seconda edizione ho iniziato a fare esperimenti per conto mio, poi nell’edizione 1978 ho seguito il workshop di Gaston Roch e del gruppo Le Colodiom Humide, e nel 1979 un altro workshop. Alla quarta edizione ero già io a organizzarli.

In seguito ho fatto alcuni stage d’animazione in Francia.

 

Decisiva però è stata l’esperienza in Canada, al National Film Board.

Sì, sono stato cinque mesi a Montreal, dove ho lavorato con Pierre Hébert. Solo allora i miei primi piccoli esperimenti sono diventati Oh que calma. Il NFB funziona come uno studio, ero libero di chiedere e di imparare. Avevo già le mie basi, ma stando lì ho appreso molto. Quell’esperienza mi dato fiducia, mi ha fatto capire che il problema è solo quanto di te stesso metti nei tuoi film.

 

Utilizzi tecniche molto differenti da film a film.

È stato così fin da subito. Oh que calma usa la musica come collante di vari tentativi realizzati con tecniche diverse. Con A noite saiu a rua invece ho usato il cut-out: era un corto inizialmente commissionato da un partito politico ed era tratto da un libro di caricature, Caricaturas Portuguesas dos Anos de Salazar. I contorni ritagliati riproducevano bene le spesse linee scure. Os Salteadores è stato realizzato da un team numeroso, ci sono molte mani che cambiano, nel disegno in bianco e nero. Per Clandestino, invece, ho usato solo la sabbia, su due piani molto ravvicinati: sotto c’erano i fondali e sopra, su di un vetro appoggiato su dei libri sottili, ho animato i personaggi.

 

Hai realizzato un corto intitolato Fado Lusitano. Pensi che l’importanza che il fado ricopre nella storia culturale del vostro Paese si percepisca anche nell’animazione?

Be’, adesso ci sono nuove generazioni, sia di interpreti sia di ascoltatori. Ho usato questo genere di musica per Fado Lusitano, ma ho notato che è conosciuta anche in Italia: un brano dei Madredeus è ad esempio la colonna sonora di L’ultima cencia (sabbia su vetro di Massimo Ottoni, 2002, ndr).

 

Quali sono secondo te i nomi più promettenti dell’animazione portoghese di oggi? Chi può raccogliere l’eredità di Artur Correia e Ricardo Neto?

Correia e Neto sono stati molto importanti, negli anni Settanta a fino alla metà degli anni Ottanta. Abbiamo avuto due serie come O Romance da Raposa e le avventure di Ouriço, e anche la serie delle fiabe portoghesi. Oggi vedo molto bene José Miguel Ribeiro. Poi ci sono Mário Jorge Neves e Zepe che disegnano splendidamente. E Nuno Beato, che ha da poco ultimato il suo Híssis. Lavorano anche molte donne, ad esempio Regina Pessoa e Graça Gomes. Lavorano anche all’estero, e vengono premiate: ad esempio, Marina Graça con Interstícios ha vinto il secondo premio al festival sperimentale di Madrid.

 

Quali sono le tecniche prevalenti oggi in Portogallo?

Principalmente il disegno animato, ma di recente è cresciuto l’interesse attorno ai pupazzi, ma anche alla sabbia e a tecniche più insolite. Molte le abbiamo sviluppate noi, inventando tecniche nuove. Usiamo ancora poco il computer, anche Flash e l’animazione in Rete è poco diffusa. Personalmente non la amo molto.

 

Com’è stata la tua esperienza come presidente dell’Asifa Internazionale?

Il mio rapporto con l’Asifa è iniziato nel 1985, c’era in cantiere un workshop per i bambini ed era importante per me farne parte; poi sono stato sempre più coinvolto e nel 2000 ne sono diventato presidente. Ma non ho fatto poi molto. Nel 2001 ho avuto molto lavoro, nel 2002 molti problemi. All’Asifa bisogna dare, non prendere, e questo è un tipo di spirito raro da trovare. Thomas Renolder (presidente fino allo scorso novembre, oggi vicepresidente, ndr) ha operato bene, ha iniziato a ristrutturare l’associazione. Spero che anche il nuovo presidente Noureddin Zarinkelk possa fare un buon lavoro.

 

Dopo la chiusura di Filmógrafo, che cosa hai in progetto?

Sto cercando di aprire un nuovo studio, più piccolo di Filmógrafo, che si chiamerà Ciclope Filmes. L’intenzione è produrre solo i film miei e di Regina Pessoa (che è legata sentimentalmente ad Abi Feijó, ndr), pensiamo che attualmente sia meglio così. Ho dovuto chiudere Filmógrafo perché i problemi erano troppi. Sul fronte creativo, adesso non ho proprio la tranquillità necessaria per pensare a un nuovo film.

 

 

Filmografia

 

- Oh que calma (1985, 3’10)

- A noite saiu à rua (1987, 4’)

- Fantasporto (1988, 45”)

- Artigo 18° da Declaração Universal dos Direitos Humanos (1988, 35”, codiretto con Luisa Texeira e Zepe)

- Ensino Tecnólogico e Artístico (1989, 20”)

- Vinha Verde (1990, 15”)

- Dado, Dedo (1990, 55”)

- Pão, Cão, Mão (1991, 2’05)

- Os Salteadores (1993, 14’15)

- No More AIDS – Your Future Can Be Changed (1994, 25”)

- Fado Lusitano (1995, 5’35)

- Ciclo Vicioso (1996, 23”, codiretto con Regina Pessoa e Pedro Serrazina)

- Ana (1996, 1’10)

- Estrelas de Natal (1998, 40”, codiretto con Regina Pessoa)

- Clandestino (2000, 7’35)

 

 

BOX 4

L’animazione e altre donne

Intervista a Regina Pessoa

 

Nella sua bibbia del cinema d’animazione portoghese (History of Portuguese Animation Cinema, pubblicata nel 2001), lo storico nonché fondatore di Cinanima António Gaio nel capitolo conclusivo censisce ben trentadue donne che lavorano o hanno a che fare (o hanno avuto a che fare) con l’animazione in Portogallo, esattamente un quarto del totale dei citati. Regina Pessoa è una di queste: uscita come Abi Feijó dalle Belle Arti di Oporto, dove nel 1998 si è diplomata in pittura, anch’essa ha fatto parte del quindicennio d’oro di Filmógrafo. Non è la più prolifica (da sola ha realizzato solo tre corti, di cui due brevi filmati su commissione), né la più anziana (è nata nel 1969 a Coimbra), ma il suo film A Noite è davvero sorprendente per la paziente tecnica certosina con cui è realizzato (usando incisioni su tavole di gesso come fotogrammi), e l’ha posta immediatamente alla ribalta dell’attenzione internazionale. Non parla certo in rappresentanza delle animatrici portoghesi, ma proprio da questo argomento è partita la conversazione.

 

Come mai, rispetto ad altri Paesi, in Portogallo siete così tante ad animare? Pensi che da voi esista una particolare sensibilità femminile per l’animazione?

Non ho mai contato le “registe portoghesi di animazione”, ma ora che ci rifletto, è vero che molte donne stanno tentando di lavorare nell’animazione in Portogallo. La maggior parte sta cercando di sviluppare un linguaggio personale, e tutto ciò con mezzi molto limitati: in Portogallo non ci sono scuole d’animazione e non è un Paese facile per lavorare in ambito culturale. Ma l’amore per quest’arte è così forte da spingerle a continuare. Di recente, alcune delle ragazze più giovani ottengono borse di studio per studiare animazione in alcune scuole europee, come La Poudrière in Francia e il Surrey Institute a Londra. Spero che in futuro da questi scambi possano nascere risultati positivi.

 

A Noite è un film sorprendente, si può amare oppure no, ma si capisce immediatamente che ha un grande lavoro alle spalle. Ci puoi spiegare come l’hai realizzato? L’avevi concepito per realizzarlo con un’altra tecnica?

Quando il film era solo un progetto, pensavo di realizzarlo a pupazzi. L’idea della tecnica d’incisione di pannelli di gesso mi venne più tardi, quando completai lo storyboard: avevo utilizzato, per caso, una matita di un particolare colore, e quando ebbi finito rimasi affascinata dall’atmosfera di quei disegni. Guardandoli nell’insieme, avevo una serie di immagini monocromatiche e una texture di luce ed ombra molto attraente, così fui tentata di trovare una tecnica che rispecchiasse questo look. All’epoca, a causa della mia inesperienza, mi pareva difficile realizzare questo film a disegni animati. Lo stile del mio storyboard mi ricordava Kafka, un film di Piotr Dumala (animatore polacco attivo dagli anni Ottanta, dalle opere grottesche e surreali, ndr). Avevo sentito dire che lui aveva usato l’incisione su gesso, ma non sapevo come avesse lavorato. Allora, per conto mio, ho fatto molti esperimenti con differenti inchiostri, supporti, strumenti, e alla fine, dopo molti tentativi falliti, ho trovato l’effetto visivo che cercavo.

 

In A Noite rappresenti la difficile relazione tra una bambina e sua madre. Quanta della tua esperienza reale metti nei tuoi lavori?

Volevo fare un film, ma non sapevo come scrivere una storia. Così è stato più facile per me raccontare qualcosa che già conoscevo invece che inventare una storia completamente nuova. Seguo un grande consiglio di Abi (Feijó, ndr): quando creiamo qualcosa, se lo facciamo con il cuore e attingendo alle nostre vere emozioni, anche se il risultato tecnico non è perfetto, chi vedrà il film sentirà questa nostra sincerità e ne rimarrà toccato. Ed è ciò che ho fatto. La paura dell’oscurità provata nella mia infanzia è qualcosa che conoscevo molto bene ed era abbastanza forte da spingermi a realizzare il film.

 

Come hai iniziato a fare animazione? Hai studiato pittura a Oporto: volevi essere un’animatrice fin dall’inizio o stavi pensando a una carriera come pittrice o disegnatrice?

Il mio primo contatto con l’animazione è avvenuto per caso, nel 1992, in occasione di un breve workshop organizzato da Cinanima e condotto da Rodolfo Pastor (storyboard e ripresa per la tecnica del cut-out, ndr). Studiavo pittura a Oporto e durante le vacanze estive, per curiosità, seguii questo workshop. All’epoca non volevo diventare un’animatrice o una regista, volevo solo avere una nuova esperienza, perché mi ha sempre interessato tutto quello che mi consentiva di disegnare e dipingere.

 

Sei entrata in Filmógrafo nello stesso anno. Che tipo di esperienza è stata?

Alcune persone che avevo incontrato quell’estate nel workshop lavoravano già in Filmógrafo, e a loro piacevano i miei disegni. All’epoca stavano producendo Os Salteadores e avevano bisogno di personale. Mi suggerirono di mostrare il mio lavoro al direttore, Abi Feijó, così forse avrei potuto lavorare nello studio. E lui apprezzò i miei disegni e disse che potevo cominciare la mattina seguente! Non avevo esperienza, così prima mi diedero qualche intercalazione, poi, quando testammo i risultati, mi fu assegnata l’animazione di uno dei personaggi del film. Una grande sfida per me, ma lavorai sodo, e rimasi nello studio fino al 2002. Dieci anni!

 

Attualmente stai lavorando come ospite esterna alla Folimage, il celebre studio di Valencienne. Com’è la tua esperienza all’estero?

Molto positiva. È un privilegio per me lavorare alla Folimage. È un grande studio e io ammiravo il loro lavoro già da tempo, hanno grandi talenti e ottime professionalità. E preservano lo stile personale di ciascuna persona, cosa vitale per me. È come essere nella scuola che qui in Portogallo non ho mai avuto.

 

Di quali altri Paesi ammiri l’animazione?

Mi piacciono molte cose che provengono da Paesi differenti. In ogni modo, penso che il Canada, il Regno Unito, i Paesi dell’Est europeo e la Francia siano le più importanti origini dei miei riferimenti. Ma anche l’Italia, con Roberto Catani e Gianluigi Toccafondo.

 

A che cosa stai lavorando, ora?

Un nuovo film, História Trágica com Final Feliz, che sto realizzando alla Folimage. Sarà pronto alla fine del 2004. La tecnica è differente da A Noite: abbiamo fatto tutta l’animazione su carta normale, dopodiché fotocopiamo i disegni con una carta speciale che ho trovato, copriamo alcune parti del disegno con nero di china, e poi raschiamo per ottenere l’effetto incisione.

 

L’animazione in Portogallo è stata al suo massimo durante gli anni Novanta, ma dopo il 2001 qualcosa è cambiato, forse per cause politiche. Ma adesso qualcosa sta crescendo di nuovo. Ci puoi dare un giudizio sulla situazione odierna dell’animazione portoghese?

È vero, negli anni Novanta abbiamo vissuto un momento prolifico per l’animazione, soprattutto dopo Os Salteadores di Abi. Per la prima volta l’Istituto Portoghese di Cinema ha aperto concorsi per cortometraggi animati, e durante tutto il decennio hanno consolidato e migliorato i supporti finanziari. Ma all’inizio del 2002 abbiamo avuto nuove elezioni, e un altro orientamento politico ha raggiunto il potere; da allora è una catastrofe in tutti i campi, compresa la cultura. Il 2003 è stato un anno terribile, ma le persone stanno tentando di non arrendersi, si stanno preparando molti progetti. Spero che nel 2004 potremo assistere a un cambio della situazione. In meglio.

 

 

Filmografia

 

- Ciclo Vicioso (1996, 25”, codiretto con Abi Feijó e Pedro Serrazina)

- Estrelas de Natal (1998, 40”, codiretto con Abi Feijó)

- A Noite (1999, 6’35)

- Odisseia Nas Imagens (2001, 30”)
- História Trágica com Final Feliz (in produzione)

 

 

BOX 5

Con fede nel futuro

di Humberto Santana

 

Piccoli studi, piccoli team, artisti di valore e un pugno di ostinati produttori che insistono a tenere in piedi l’attività solo con l’aiuto di un piccolo supporto da parte dell’Istituto Portoghese per il Cinema, l’Audiovisivo e il Multimediale: questo è lo sguardo d’insieme che definisce lo stato dell’arte nel nostro Paese. C’è un anello che manca: la comprensione tra l’animazione portoghese e i media locali. I pochi cortometraggi e le brevi serie prodotte in queste condizioni non trovano alcun sostanziale supporto dai distributori cinematografici e dalle emittenti portoghesi. La conseguenza fatale è che i titoli prodotti qui difficilmente raggiungono il pubblico, quel pubblico per il quale sono pensati.

Nonostante queste condizioni, che hanno contribuito a un certo isolamento dal resto dell’Europa, l’animazione portoghese negli ultimi anni sta producendo con buoni esiti. E ogni volta che si riesce, in qualche modo, a spezzare questo circolo vizioso, il nostro prodotto ottiene enorme popolarità sia presso i più giovani che presso il pubblico adulto.

In Portogallo, per chi opera nell’animazione, il lavoro è duro e i soldi sono pochi, ma la fede nel futuro è indistruttibile.

 

Humberto Santana è produttore di Animanostra e presidente dell’Associazione Portoghese di Animazione

 

 

BOX 6

Iberia unida jamás será vencida

 

Per l’autore portoghese solitario, la frontiera dell’animazione europea rimane ancora oggi la Francia: offre studi famosi per specializzarsi nella tecnica e consente di realizzare anche qualche cortometraggio. Per il produttore, però, in questi ultimi mesi è la Spagna a essere più interessante. A marzo, a Cartoon Berlin, in Germania, saranno presentati i primi 5 minuti di lavorazione di O sonho de uma noite de São João, un lungometraggio in computergrafica ispirato ai personaggi del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. È una coproduzione all’80% spagnola e al 20% portoghese, dove la parte spagnola è giocata dalla Dygra Films (la casa di produzione de La foresta magica) e quella portoghese dalla Appia Filmes, una società a capitale misto tra le due nazioni. «L’obiettivo a medio termine», ci spiega Pedro Gonçalves, produttore esecutivo della Appia, «è sviluppare corti e lunghi in CG, videoclip e mostre interattive». Una factory sarà varata entro l’anno, e nel frattempo la Appia è ospitata al Centro Multimeios di Espinho (la sede di Cinanima). La maggiore collaborazione è con la Galizia (la regione settentrionale della Spagna), e non solo nel campo dell’animazione: ad esempio, nel 2002 nella cittadina di Chaves, non lontano dal confine nel nord del Portogallo, c’è stata una mostra collettiva luso-galiziana di arte contemporanea. Non è un caso, perciò, se lo scorso gennaio si è svolto nella Casa da Animação di Oporto il primo “Incontro Luso-Galiziano”, organizzato da Abi Feijó e dall’Associazione di Produttori Portoghesi di Animazione di Humberto Santana, con il supporto dell’ICAM e del Consorzio di Galizia. «L’idea è unire le forze», aggiunge Gonçalves, «e massimizzare la sinergia tra le risorse culturali, artistiche e tecnologiche delle due regioni». Intanto c’è un Sonho su cui lavorare: l’uscita nelle sale del lungometraggio è fissata al 24 giugno 2005 nella penisola iberica e anche in Francia e Russia (sono in corso trattative anche con l’Italia). «Credo che con la volontà politica e con l’impegno delle case di produzione delle due sponde», conclude Gonçalves, «renderemo questa regione protagonista nel mercato della CG europea. Chissà, magari tra due anni scriverete che i film iberici tallonano al box office quelli della Pixar».

 

 

Immagini articolo divise per paragrafi e box

 

In VERDE quelle importanti

In BLU quelle assolutamente irrinunciabili

 

 

Neto, Correia e l’Epoca Classica

 

A.Correia - Dez anõezinhos da tia Verde Água

(solo un riquadro)

© Correia

Dez anõezinhos da tia Verde Água, diretto da Ricardo Neto assieme ad Artur Correia, è uno dei quattro racconti della tradizione popolare portoghese che rientravano nel progetto della Topefilme di tredici film, poi terminato anzitempo per l’esaurimento dei finanziamenti pubblici.

 

 

La nascita di Espinho e i difficili anni Ottanta

 

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© F.Galrito

Evasão-Invasão (1986, 2’15) fu il primo film portoghese premiato a Espinho. Realizzato da Fernando Galrito, con la collaborazione di Paulo Simões e Joana Rebelo, è un raffinato disegno animato in b/n: il protagonista, un carcerato, immagina l’evasione disegnando sulla parete della cella splendidi paesaggi, i quali, però, alla fine si tramutano in sbarre. «Volevo realizzare un film sulla libertà e sulle contraddizioni del nostro mondo», spiega Garlrito. «Allora, come oggi, non avevamo molti soldi, così il film fu montato direttamente sul negativo e ne facemmo due copie in 16 mm». Oggi Galrito è insegnante e coordinatore alla Fondazione Gulbenkian di Lisbona, ma non rinuncia a sperimentare. «Il mio ultimo lavoro è un progetto per un planetario: con specchi mobili, suoni e più di 300 disegni spieghiamo il funzionamento del sistema solare ai bambini. Ma sto anche preparando un nuovo film con animazione di fotografie».

 

Francisco Lança - Africa

Francisco Lança – Raizes.Roots

Francisco Lança - Roots

© Imaginário, Lança

Anche Francisco Lança si è perfezionato all’estero. Dopo uno stage al NFB è andato al Royal College of Art di Londra. Oggi, anche tramite l’uso del computer, continua la sua ricerca grafica, come dimostrano film come Roots, África e Woods.

 

 

Filmógrafo: il Rinascimento

 

Azzzar

© Feijó, Serrazina, Pessoa

Filmógrafo tiene anche stage professionali e realizza corti collettivi, come Azzzar (1998, 3’), storia di una giornata sfortunata, coordinato da Feijó, Pedro Serrazina e Regina Pessoa.

 

Neste_natal

© G.Gomes

Graça Gomes ha lavorato in diversi studi portoghesi. Nei film prodotti per Filmógrafo usa una tecnica che definisce «marionette in multiplane». La differenza coi pupazzi tradizionali è nella posizione della mdp, che filma dall’alto come nei disegni animati. Pupazzi simili ad altorilievi sono disposti su lastre di vetro a varie altezze. Ciò impedisce alcune riprese in rotazione, ma dà più sicurezza nell’animazione delle sagome, grazie all’appoggio. Esempio di questa tecnica è Neste Natal eu queria… (Questo Natale vorrei…, 1998, 2’50), storia didattica per la serie Jardim da Celeste, in cui fratello e sorella ricevono da Babbo Natale due racchette e una pallina da tennis grazie alle quali riscoprono il piacere di giocare assieme.

 

ABC01

© A.Marques

Una ballerina descrive con la sua danza tutte le lettere dell’alfabeto. È l’idea semplice ma solida di Abecedário, (1998, 2’05), disegno animato a pastelli di André Marques fortemente ispirato al celebre Pas de deux di Norman McLaren.

 

Clidio Nóbio – A Religiosa

© C.Nóbio

A Religiosa (1996, 2’) è il piccante e irriverente film in cui una sensualissima suora, sulle note di un tradizionale motivo cantato da Rosa Quiroga, pedala di gran gusto in sella alla sua bicicletta. A voi immaginare il motivo della sua soddisfazione…

 

O Gato e Lua

© P.Serrazina

Pedro Serrazina è uno degli autori più attivi in Filmógrafo. Estória do Gato e da Lua (1995, 5’25) è un romantico e poetico disegno animato in cui si narra l’amore di un gatto per la luna, metafora dei sogni impossibili da realizzare.

 

Coisas&Loicas

© S.Santos

Uno degli ultimi lavori di Filmógrafo è Coisas & Loiças (2001, 5’), la serrata animazione a pupazzi di alcuni soprammobili di casa, ad opera di Sandra Santos.

 

 

Gli altri studios

               

Velho

© Animais

Cof Cof (1999, 8’) è il sarcastico disegno animato di José Pedro Cavalheiro, detto Zepe, apprezzato in patria dai colleghi per la qualità del disegno. In attesa di un autobus, si fermano nei pressi di una panchina (di spalle allo spettatore) personaggi vari, tra cui una focosa coppia di fidanzatini, un uomo di mezza età e un vecchietto affetto da tosse convulsa.

 

Taxi01

cab_vento

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© Animais

Isabel Aboim è una delle numerose animatrici portoghesi. Tra le sue opere Cabeça Perdida (1999, 18’) e Taxi! (2001, 7’), premiato come miglior film portoghese a Cinanima 2001.

 

FSal01

© Animais

Basato su una poesia del portoghese Al Berto, Fragmentos de Sal (2000, 7’40) di Cristina Teixeira è un viaggio attraverso la ricerca dell’identità, tramite il contatto con i diversi elementi della natura, rappresentati con tecniche differenti: disegno, plastilina, sabbia, computergrafica 2D.

 

jantar

© Animais

Jantar em Lisboa di André Carrilho è uno dei progetti in produzione dello studio Animais.

 

Cxcartaz

Nuno Amorim – Caixa Negra (1)

Nuno Amorim – Caixa Negra (2)

© Animais

A Caixa Negra (2000, 13’) di Nuno Amorim.

 

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© Animanostra

A Demanda do R, serie TV di 13 episodi da 13’ diretta da Rui Cardoso e Humberto Santana per Animanostra, è apparsa nel 1997.

 

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© Animanostra

A estrela de Gaspar è uno special TV natalizio di 26’ realizzato nel 2002.

 

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© Animanostra

Dois diários e um azulejo, cortometraggio di 7’ del 2002, è diretto da Alfonso Cruz, Luis Alvoeiro e Jorge Margarido.

 

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© Animanostra

La serie Angelitos (120 episodi da 1’) è una coproduzione luso-brasiliana del 2002. I rapporti tra i due Paesi di lingua portoghese sono meno intensi di quanto si possa pensare. Gli animatori del Portogallo guardano piuttosto a Paesi europei come Francia e Spagna.

 

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© Animanostra

Os Patinhos (1998) è assieme ad Angelitos una delle serie televisive di Animanostra più amate. È rivolta ai più piccoli ed è diretta da Rui Cardoso

 

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© Animanostra

Ficções do Assombro, serie per un pubblico più adulto, composta da 6 episodi di 6’ ciascuno.

 

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© Animanostra

Móli, serie per bambini attualmente in produzione. Ne sono previsti 13 episodi da 4’.

 

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© Animanostra

Turno da noite è un serie TV rivolta ai più grandicelli; sono in produzione 5 episodi da 8’.

 

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© Zeppelin Filmes, Lda

A Suspeita (Il sospetto, 1999, 25’) di José Miguel Ribeiro è uno dei capolavori del Rinascimento dell’animazione portoghese. Realizzato con espressivi pupazzi e plastilina, con sapienza registica e ritmi degni di Alfred Hitchcock, narra il viaggio di quattro passeggeri dello scompartimento di un treno (cui si aggiunge di volta in volta il controllore): uno scorbutico giovanotto, una vorace cicciona, una donna tanto bella quanto altera e un ometto imbranato. Uno di questi deve essere per forza il mostruoso serial killer di cui parla il giornale. Ma chi di loro?

 

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© Zeppelin Filmes, Lda

A Suspeita ha consacrato il valore di Ribeiro, già emerso in Filmógrafo con la co-direzione di Ovo. Accolto trionfalmente a Cinanima nel 1999 e poi a Oporto, Stoccarda, Coimbra, Rio de Janeiro, Hiroshima, Bruxelles, Kiev e Barcellona, A Suspeita ha vinto nel 2000 il Cartoon d’Or. Ad oggi è il film portoghese che ha ottenuto più premi (ventisei in totale) in giro per il mondo. Assieme a Ribeiro, hanno lavorato all’animazione anche Indira Souad Wedell e Igor Simões. Realizzato col supporto dell’ICAM come coproduzione tra Animanostra, RTP, Papuas, Duvideo e Mixturas.

 

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Logotipo Home Things

© Zeppelin Filmes, Lda

As Coisas Lá de Casa è una serie di 26 episodi da 2’30, appena ultimata da José Miguel Ribeiro e nominata per il premio Pulcinella come serie rivolta all’infanzia a Cartoons on the Bay 2003 (il premio è poi andato a Connie the Cow, dei “cugini” spagnoli). L’accoglienza internazionale dei mercati è stata però entusiastica. Protagonisti della serie sono i più anonimi oggetti della casa che, come i più piccoli ben sanno, quando gli adulti non ci sono prendono vita e si rendono capaci di divertenti avventure. La serie sarà distribuita su scala mondiale dalla parigina Alphanim, col titolo internazionale Home Things.

 

Mario Neves – Shshsh – Sintonia Incompleta

Mario Neves – Shshsh – Sintonia Incompleta (2)

© Cambraia, Neves, Megatoon (GRABBATE DA INTERNET)

Shshsh (1999, 3’04”) di Mário Jorge Neves è la divertente disavventura di un televisore in cerca di sintonia.

 

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© Lampada Acesa

Nuno Beato al lavoro.

 

HissisNet

Hissis

© Lampada Acesa

Presentato in anteprima il mese scorso assieme a una mostra di disegni originali del film, Híssis è un film di 26’ firmato da Nuno Beato e realizzato a disegni animati su scenari ripresi dal vivo a Sintra. Rivolto sia a un pubblico di bambini che di giovani, la sua produzione, a cura di Lampada Acesa, è stata sostenuta dall’ICAM, dalla RTP e dalla Camera Municipale di Sintra.

 

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© Lampada Acesa

João è uno dei protagonisti di Manos (2000, 1’20), film diretto da Nuno Beato e prodotto da Lampada Acesa, casa di produzione da lui stesso fondata nel 1998.

 

A tragédia da menina doce

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© Filmes Da Rua

A Tragédia da Menina Doce (Suspiro) è un film di 8’30 realizzato dalla pittrice Susana Marques nel 2003 e prodotto dalla Filmes Da Rua. È la storia di una ragazzina che, rimasta orfana dei genitori, morti inesplicabilmente, va a vivere nella casa dello zio, ma è vittima delle malelingue del paese. Susana Marques, laureata in pittura alla facoltà di Belle Arti dell’Università di Lisbona, ha anche esperienze di grafica e ha partecipato nel 2002 alla collettiva luso-galiziana di arte contemporanea che si è tenuta a Chaves.

 

EDUCATION cartaz (solo il riquadro orizz. più in basso)

desdobrável para impverso (solo la striscia centrale)

© Filmes Da Rua

Metti un turbolento cantante punk assieme a una scapestrata, scombinata e politicamente scorrettissima famigliola di fratellini ed ecco il risultato: il videoclip del singolo Education del newyorkese Sonny Vincent, realizzato da José Manuel de Sousa Lopes e Helga Lamas, con protagonisti Os Solhas. I fratelli Solhas sono un gruppetto di bambini terribili e intrattabili, che sperimentano ogni tipo di divertimento più pericoloso, senza farsi scrupolo di offendere gli altri, ironizzando su Bush e Bin Laden ma anche sul fado nazionale (di cui è già pronta una versione parodistica). Dopo il videoclip, una prima serie di dieci episodi sarà prodotta a partire dal prossimo maggio.

 

 

Intervista ad Artur Correia

 

A.Correia a Espinho

© Correia

Idem

 

A.Correia primo piano

© Correia

Idem

 

A.Correia – gruppo di TelecineMoro

© Correia

Idem

 

A.Correia - A alegria inventada (solo un riquadro)

© Correia

A alegria inventada, cortometraggio realizzato dalla Topefilme nel 1984 per l’emittente di stato RTP, narra le vicende della terra di Ouriço-Cacheiro il porcospino, in cui gli animali escogitano nuove attività per non annoiarsi.

 

A.Correia – vignetta (3)

© Correia

L’ironia di Artur Correia commenta l’animazione portoghese: «…e che mi dice sulla situazione dell’animazione in Portogallo?», chiede il cronista allo stesso Artur Correia. Sono anche riconoscibili Mario Jorge (il baffuto personaggio sulla destra) e qualcuno che assomiglia vagamente ad Abi Feijó (in primo piano di spalle). In realtà, Correia nutre molto affetto per l’animazione del suo Paese: «È stata un’evoluzione costante», dice. La vignetta fu realizzata nel 2001, in occasione del 25° anniversario di Cinanima.

 

A.Correia – vignetta (1)

A.Correia – vignetta (2)

A.Correia – História alegre de Portugal

© Correia

L’artista portoghese nasce come disegnatore: pubblica la sua prima illustrazione a 15 anni. Da allora ha realizzato moltissime opere illustrate. La seconda parte di História alegre de Portugal (Storia allegra del Portogallo), scritta da António Gomes de Almeida e illustrata da Correia, è stata presentata lo scorso novembre all’ultimo festival di Espinho.

 

A.Correia – O Romance da raposa (solo un riquadro)

A.Correia – O Romance da raposa (2)

© Correia

 «È il mio più bel ricordo in più di vent’anni di Topefilme», dice Correia di O romance da raposa, una coproduzione TelecineMoro e Topefilme realizzata tra il 1989 e il 1991. Diretto assieme a Ricardo Neto, è un adattamento in tredici episodi del racconto per bambini Il romanzo della volpe di Aquilino Ribeiro, che narra le vicende della volpe Raposeta. Sopra, alcune immagini; sotto, la copertina del libro.

 

A.Correia – O mistério da serpente no jardim

A.Correia – O mistério da serpente no jardim (2) (solo un riquadro)

© Correia

Anch’esso prodotto per la RTP, in O mistério da serpente no jardim ritorna il personaggio di Ouriço-Cacheiro, chiamato in causa dagli animali del bosco spaventati dall’arrivo di un serpente.

 

A.Correia – O melhor da rua

A.Correia – O melhor da rua (2) (tutto montato in sequenza)

© Correia

O melhor da rua è uno spot pubblicitario per la marca di bevande Schweppes. Due bar, uno di fronte all’altro nella stessa via, si fanno concorrenza a colpi di insegne: da semplice “Bar” si passa a “Bar cittadino”, “Bar europeo”, “Bar mondiale”, “Bar universale” fino all’insuperabile “Bar Schweppes”, che costringe alla chiusura il concorrente. Vince il primo premio nella sezione pubblicitaria del Festival di Venezia nel 1966. L’anno dopo vince come miglior commercial ad Annecy e viene selezionato tra i migliori dieci film del 1967 dalla Hollywood Radio and Television Society. La Schweppes l’aveva rifiutato.

 

A.Correia – O grão de milho

A.Correia – O grão de milho (2) (solo un riquadro)

© Correia

O grão de milho fa parte della serie di favole tradizionali portoghesi realizzate dalla Topefilme per la RTP con il finanziamento dell’Instituto Português de Cinema (Istituto Portoghese per il Cinema, IPC, oggi Istituto per il Cinema, l’Audiovisivo e il Multimediale, ICAM), in cui usi e costumi delle differenti zone del Paese vengono simpaticamente parodiati, doppiati con l’accento tipico e accompagnati da musiche locali. Ne fanno parte O caldo de pedra (1975, ambientato nel Ribatejo, selezionato a Lucca e Zagabria) e tre del 1976: As duas comadres (nel Minho), Dez anõezinhos da tia Verde Água (nell’Alentejo) e, appunto, O grão de milho che è ambientato nella provincia di Beira Baixa: lì, in un villaggio, vive una coppia di sposini che non ha bambini. Un giorno hanno finalmente un figlio, ma è grande quanto un chicco di grano. Il progetto prevedeva 13 favole, una per ciascuna provincia portoghese (comprese Madeira e le Azzorre), ma si concluse al quarto episodio: nel 1977 infatti ebbe termine il finanziamento dell’IPC.

 

A.Correia – Eu quero a lua (2)

A.Correia – É Natal, É Natal + Eu quero a Lua (solo la parte destra)

© Correia

Un uomo cerca di accontentare una donna e le regala tutto quello che chiede, ma lei vuole la Luna. Ma una volta ottenutala davvero, la bella non si accontenta. Eu quero a lua fu l’unico film non commerciale realizzato nel 1970 negli studi di TelecineMoro ed è una delle opere più divertenti di Correia. Fu premiato a Bilbao nel 1972.

 

A.Correia – É Natal, É Natal + Eu quero a Lua (solo la parte sinistra)

A.Correia – É Natal, É Natal (2) (solo un riquadro)

© Correia

Nella produzione di Artur Correia non manca il racconto natalizio. É Natal! É Natal! fu realizzato nel 1989 assieme a Ricardo Neto per la RTP. Fu uno degli ultimi prodotti della Topefilme: dal 1990 le commesse crollano e nel 1994, dopo oltre vent’anni di attività e 600 film commerciali realizzati, lo studio chiude i battenti.

 

A.Correia – Bolinha e os sete meninos maus (1)

A.Correia – Bolinha e os sete meninos maus (2) (solo un riquadro)

 

A.Correia – Bolinha e os sete meninos maus (3) (solo un riquadro)

© Correia

Bolinha e os sete meninos maus è l’adattamento animato di una favola scritta da Odette de Saint-Maurice, autrice portoghese di racconti per bambini.

 

 

Espinho: la chiave di volta dell’animazione portoghese

 

 Espinho – Multimeios

© Cinanima

Il Centro Multimeios, che assieme all’Auditório Casino ospita gli appuntamenti della programmazione festivaliera di Cinanima (www.cinanima.pt). Espinho è un centro turistico a soli 15 chilometri da Oporto.

 

Espinho – Gaio

© Cinanima

Autore di una storia sul cinema d’animazione portoghese, António Gaio è il direttore artistico di Cinanima, di cui nel 1977 è stato uno dei fondatori, all’interno della cooperativa Nascente.

 

Espinho – Pubblico (solo parte sinistra)

© Cinanima

Cinanima è un festival apprezzato da animatori, addetti ai lavori, ma anche dal pubblico, che in 27 edizioni non ha mai mancato di riempire le sale.

 

Espinho – Workshop

© Cinanima

I workshop che si tengono a Cinanima rappresentano un momento fondamentale per gli aspiranti animatori portoghesi: proprio qui autori come Abi Feijó e Regina Pessoa hanno conosciuto e sperimentato l’animazione. Il pubblico partecipa, grazie anche ai maestri nazionali ed internazionali che vi tengono lezioni.

 

History – Copertina

© Cinanima

Fondamentale e pressoché unico nel suo genere, History of Portuguese Animation Cinema, di António Gaio, è stata una delle preziose fonti di questo articolo. Ad esso senz’altro rimandiamo chi volesse approfondire l’argomento. Lo si può acquistare scrivendo a cinanima@mail.telepac.pt.

 

 

Intervista ad Abi Feijó

 

A.Feijó – Os salteadores

© Feijó

Lo storyboard di Os Salteadores fu premiato allo spazio progetti di Annecy nel 1989. Ci vollero poi circa 5 anni per realizzarlo. Con 14 premi in tutto il mondo (tra cui il Premio Speciale Cartoon d’Or 1994), Os Salteadores è stato negli anni Novanta quello che O melhor da rua di Artur Correia fu nel 1966: una clamorosa affermazione internazionale che ha trainato tutta l’animazione portoghese. Il soggetto è tratto dall’omonimo racconto dell’esule antisalazarino Jorge de Sena, nella raccolta Os Grão-Capitães: durante un viaggio di notte, l’ingegnere racconta al suo autista quanto accaduto proprio su quella strada ad alcuni salteadores, “banditi comuni” secondo Salazar, in realtà repubblicani spagnoli in fuga dopo la Guerra Civile, cui si dava la caccia per riconsegnarli al dittatore Franco. Il corto, a matita su carta, è un susseguirsi di bianchi e di neri, metafora dell’assenza di compromesso nella lunga “notte” del Portogallo.

 

A.Feijó - Fado Lusitano

© Feijó

 «Il Portogallo», dice Feijó, «ha un cuore errante, uno spirito avventuroso, un’anima amareggiata e un corpo obbediente». Questo sentimento, riconducibile alle emozioni suscitate dal fado, rientra in Fado Lusitano, corto del 1995 realizzato in cut-out su invito di John Halas, che intendeva realizzare una collezione di corti prodotti nei vari Paesi europei, intitolata Know Your Europeans: a Feijó fu chiesto di rappresentare il Portogallo. Il progetto della serie sarà poi interrotto alla morte di Halas (1995).

 

A.Feijó – Ana

© Feijó

Realizzato in silhouette e sabbia da Filmógrafo per la RTP, Ana è una breve storia sull’amore e sui diversi modi di comunicare.

 

A.Feijó – Clandestino

A.Feijó – Clandestino (2)

© Feijó

Clandestino è un cortometraggio tratto da O Viajante Clandestino, racconto di José Rodrigues Miguéis inserito nel libro Gente da terceira classe. È la storia di un uomo che la notte di Natale approda da clandestino in un porto e tra mille timori dovrà trovare il coraggio di scendere dalla nave, eludere la sorveglianza di un poliziotto e cercare la sua libertà. È realizzato in sabbia, disposta su due piani di vetro (uno per il fondale, uno per i personaggi) ravvicinati tra loro. Premiato come miglior soggetto e miglior film portoghesi a Cinanima 2000, Grand Prix a Trebon (Repubblica Ceca), nel 2003.

 

A.Feijó – O cravo da Liberdade

© Feijó

O Cravo da Liberdade (Il garofano della libertà) fu realizzato nel 1996 durante uno stage di animazione con bambini dagli 11 ai 13 anni, coordinati da Feijó. Tratta della rivoluzione del 25 aprile 1974, e dei momenti immediatamente precedenti e successivi. Il garofano del titolo si riferisce alla “Rivoluzione dei Garofani”, come venne denominata la detronizzazione non violenta della dittatura portoghese.

 

A.Feijó – Oh que calma

© Feijó

Nel film d’esordio di Abi Feijó, Oh que calma, ritroviamo ben otto tecniche differenti (sabbia, schermo di spilli, plastilina, pastelli, cut-out, disegno diretto su pellicola, disegno su carta e fotocopie). Fu realizzato durante uno stage a Montreal, al NFB, ed è un viaggio nei misteri della tradizione popolare portoghese. Menzione d’onore della giuria a Varna 1985, Premio AGFA come miglior corto animato a Tróia 1985, secondo premio a San Roque 1991.

 

 

Intervista a Regina Pessoa

 

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© Pessoa

A Noite è stato presentato nello spazio progetti di Annecy nel 1995, ma è stato ultimato solo nel 1999: ha fruttato però diversi premi e menzioni speciali.

 

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© Pessoa

Spiega Regina Pessoa: «La mia tecnica consiste nel costruire un pannello di gesso su una lastra di vetro, in modo da avere una superficie piana. Quando il pannello è asciutto (il che può richiedere una settimana) con la carta vetrata strofino l’area che era a contatto con il vetro, per ottenere una texture simile a quella ottenuta dallo storyboard monocromatico. Copro il pannello di gesso con l’inchiostro, uso il gouache (una sorta di acquerello, ndr) sciolto in soluzione con molta acqua. A questo punto posso iniziare con i disegni, che poi incido con un cutter e dipingo con un pennello sottile».

 

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© Pessoa

Regina Pessoa al lavoro.

 

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© Pessoa

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© Pessoa

Racconta ancora Regina Pessoa: «Quando la prima immagine è finita, installo il pannello di gesso sotto la mdp, scelgo la luce giusta e inizio a filmare. Riprendo un’immagine, poi la distruggo (grattando e dipingendo) per creare l’immagine successiva, sempre usando lo stesso pannello per l’intera scena».

 

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© Pessoa

Prima di A Noite, Regina Pessoa aveva co-firmato altri due brevi film, Ciclo Vicioso ed Estrelas de Natal: «Sono piccoli film su commissione», dice, «li ho realizzati assieme ad altri registi durante la produzione di A Noite. Sono importanti come esercizi, per provare a rispondere a questo tipo di richiesta, ed erano anche un’occasione per sperimentare nuovi stili grafici per me. E, naturalmente, erano un introito supplementare per lo studio». Dopo A Noite, nel 2001, ha invece realizzato questa Odisseia nas imagens.

 

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© Pessoa

Oggi la Pessoa lavora in Francia, nell’ambito del programma di ospitalità ad artisti stranieri promosso dalla Folimage, dove sta completando História Tragica com Final Feliz, che sarà pronto alla fine del 2004.

 

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© Pessoa

Primo piano di Regina Pessoa

 

 

Iberia unida jamás será vencida

 

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© Appia Filmes, Dygra Films

Perecho sarà il protagonista del primo lungo in CG portoghese. O sonho de uma noite de São João ha un budget attuale di 6 milioni di euro, ma Dygra e Appia stanno trattando con la Buena Vista Iberica (la costola distributiva Disney per Spagna e Portogallo).

 

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